SI ABBASSA L’ETÀ DEL MENARCA, EFFETTI SULLA FERTILITÀ
Un ampio studio statunitense ha evidenziato come l’età della prima mestruazione sia passata da 12,5 anni, per le donne nate tra il 1950 e il 1969, a 11,9 anni per quelle nate dopo il 2000 [1].
Secondo la ricerca, inoltre, il tempo medio necessario affinché il ciclo mestruale diventi regolare è aumentato. Infatti, l’analisi ha preso in considerazione 71’341 donne suddivise in 3 gruppi in base all’età del menarca: “precoce” (meno di 11 anni), “molto precoce” (meno di 9 anni) e “tardiva” (dai 16 anni in su) e analizzato un sottogruppo di 61.932 partecipanti che ha auto-riferito il tempo impiegato affinché il ciclo mestruale diventasse regolare con un tempo di normalizzazione del flusso che andava dai 2 fino ai 5 anni o più.
I risultati evidenziano come nelle donne nate dal 1950 al 1969 i tassi di menarca precoce e molto precoce fossero, rispettivamente, dell’8,6% e dello 0,6%, mentre per quelle nate nel 2000-2005 15,5% e 1,4%. Nei due gruppi, infine, la percentuale delle partecipanti che hanno raggiunto la regolarità del ciclo mestruale entro due anni dal menarca è scesa dal 76% al 56%. Un dato che è risultato ancora più evidente tra le donne afro-americane, ispaniche e asiatiche, con uno status socioeconomico basso evidenziando come, oltre a fattori clinici (come tumori, cisti o malattie) ambiente, stile di vita e alimentazione possano incidere ulteriormente sul fenomeno.
E’ quindi fondamentale per la salute riproduttiva avere una corretta alimentazione, fare sport, essere normopeso, evitare fumo e limitare l’esposizione a inquinanti, metalli e interferenti endocrini (diffusi soprattutto in alcuni alimenti e confezioni plastiche). [2]
Un menarca precoce, fenomeno in crescita anche in Italia (come rileva un’indagine del 2023 condotta dal Laboratorio Adolescenza in collaborazione con la Società Italiana di Ginecologia dell’Infanzia e dell’Adolescenza), è associato a ovvie conseguenze psicologiche per la bambina e a potenziali rischi nell’età adulta con ripercussioni anche sulla fertilità.
In questo scenario, può essere utile per le giovani donne considerare la possibilità di crioconservare gli ovociti prima dei 35 anni, durante la finestra di maggiore fertilità femminile, ricorrendo al cosiddetto “social freezing”, una tecnica che permette di preservare la fertilità e ricercare una gravidanza più avanti nel tempo. Tale procedura viene eseguita tramite una stimolazione ormonale e un successivo prelievo di gameti, che vengono poi crioconservati. La crioconservazione può durare anni senza alterare le caratteristiche degli ovociti.
La crioconservazione di ovociti per preservazione della fertilità è indicata anche per chi deve sottoporsi a chemioterapia, radioterapia o interventi invasivi con effetti sulla capacità riproduttiva e, in caso di familiarità per menopausa precoce.
Il nostro staff è a disposizione sia per effettuare regolari controlli ginecologici, sia per darvi tutte le informazioni sulla crioconservazione degli ovociti, perché diventare mamma può essere un sogno da coltivare fin da giovani.
[1] https://jamanetwork.com/journals/jamanetworkopen/fullarticle/2819141
[2] https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5883544/
Altri nostri articoli su tematiche di Benessere Sessuale e Riproduttivo
Quanto tempo serve per i trattamenti di PMA?
PMA in Estate: attenzione alle macchie solari
Gravidanza: quali alimenti scegliere?
Trattamenti di PMA fanno ingrassare?
Infertilità Maschile: le Cause
Perché l’Infertilità non è solo un problema di coppia
Le sfide dell’Infertilità: le risposte della Scienza e della Medicina
Procreazione Medicalmente Assistita (PMA): una soluzione sempre più diffusa