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ANTISTAMINICI E CAMBIAMENTI ORMONALI, COSA FARE IN GRAVIDANZA E DURANTE UN PERCORSO DI PMA

L’arrivo del caldo segna la piena fioritura della natura con un forte incremento della quantità di polline disperso nell’ambiente scatenando, in molte persone, sintomi come congestione nasale, lacrimazione degli occhi, infiammazione delle mucose e tosse.  L’ipersensibilità al polline, infatti, è ampiamente diffusa con oltre 5 milioni di italiani allergici, un fenomeno in crescita dovuto anche agli alti livelli di particolati inquinanti nelle grandi città come dimostrato da un recente studio [1] nel quale si è visto come il polline “catturi” e “trasporti” alcuni inquinanti atmosferici per poi rilasciarli nelle vie respiratorie, intensificando nei soggetti allergici le manifestazioni di ipersensibilità e innescando, persino nei soggetti non allergici, rinite, tosse e asma.

I farmaci più diffusi per combattere tale ipersensibilità sono gli antistaminici, in grado di bloccare l’azione dell’istamina, una sostanza prodotta dal sistema immunitario che causa i sintomi associati alle allergie, come prurito, eruzione cutanea, gonfiore e congestione nasale. 

Tuttavia, è sempre bene che chi soffre di allergie ed è in gravidanza, o sta affrontando un percorso di procreazione medicalmente assistita, si rivolga al proprio medico o specialista prima di assumere qualsiasi farmaco.

In generale, in base agli studi più recenti [2], gli antistaminici non sembrerebbero aumentare il rischio di complicazioni per il feto durante la gestazione. Questa rassicurazione riguarda in particolare i farmaci di prima generazione, come la clorfenamina, l’idrossizina e la desclorfeniramina, perché, essendo da più tempo sul mercato, sono stati sottoposti a più studi e revisioni (da utilizzare, preferibilmente, dopo il primo trimestre).

In gravidanza alcune allergie comuni possono peggiorare a causa dei cambiamenti ormonali e si può ricorrere agli antistaminici anche in caso di nausea e vomito frequenti, tenendo in considerazione che tali farmaci possono, però, avere effetti collaterali che peggiorano situazioni già in essere, come stanchezza e costipazione e vanno sempre presi con cautela (preferendo, eventualmente, il cortisone). Un’alternativa potrebbe essere rappresentata da un antistaminico per uso nasale, in considerazione del suo trascurabile assorbimento sistemico.

Ricordiamo, però, che oltre al trattamento farmacologico si possono seguire accorgimenti alimentari e provare rimedi naturali. Ad esempio il Ribes Nero stimola l’organismo a reagire alle infiammazioni e le sue proprietà agiscono sia a livello cutaneo che respiratorio, oltre ai lavaggi nasali con soluzione salina che aiutano a rimuovere i pollini depositatisi nelle narici.

Anche la vitamina C, rafforzando il sistema immunitario, ha un’azione antiallergica e “placa” il rilascio di istamina in caso di contatto con allergeni. Utile, quindi, avere un’alimentazione ricca di frutta e vegetali da assumere crudi; in particolare cipolle, prezzemolo, mele e agrumi, pomodori, cavoli, legumi e la lattuga.

Interessante evidenziare che la risposta a un allergene provoca reazioni nel sistema immunitario, causando infiammazioni locali e può incentivare la presenza di cellule infiammatorie nel flusso sanguigno che possono influire anche sulle possibilità di concepimento delle donne [3-4].

Infine, alcune ricerche, suggeriscono che gli antistaminici possano influire sulla qualità spermatica [5], quindi nell’ottica di un percorso di PMA, l’assunzione di farmaci va ancora più attentamente valutata.

 

Articolo redatto con la consulenza della Dottoressa Carla Tabanelli, Specialista in Ginecologia e Ostetricia. 

 

[1] https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/falgy.2023.1066392/full

[2] https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2868610/

[3] Svanes C, Real FG, Gislasonetal T, et al. Association of asthma and high fever with irregular menstruation. Thorax. 2005;60:445–50

[4] Gade EJ, Thomsen SF, Lindenberg S, et al. Asthma affects time to pregnancy and fertility: a register-based twin study. Eur Respir J. 2014;43:1077–85

[5] https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/29523718/


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